31 marzo, 2006

I precetti A Santa Romana Chiesa

Approfitterei di questo spazio che mi è stato gentilmente messo a disposizione per una comunicazione personale a Sua Santità:

lo ringrazierei profondamente per la sua raccomandazione ai politici di considerare come fondamento ispiratore delle decisioni che verranno prese nei prossimi cinque anni di legislatura la vita e la famiglia. Lo pregherei però di essere più preciso, come gli riesce bene in altre occasioni, perché dovrebbe rendersi conto (e prendere una posizione certa, visto che altre volte non se le risparmia) che non nascono famiglie nuove se non si mettono le giovani coppie in condizione di iniziare a lavorare e guadagnare abbastanza ancora in età fertile e potersi aspettare di mantenere un tenore di vita decente, non nascono i bambini se le donne dovranno continuare a essere costrette a scegliere tra la gravidanza o lavorare, perché oggi uno stipendio solo non basta.
O è un discorso troppo scomodo da fare perché urterebbe gli interessi veri dei potentati economici e della parte politica che sostiene le gerarchie ecclesiatiche?
I divieti, i precetti della Chiesa non sono sufficienti se non si individuano le ragioni e non si prevengono cioò che la Chiesa considera peccati mortali (unioni di fatto, aborto...) e che sono, per lo più, espressione e conseguenza di disagio sociale.
Questo perché ormai famiglia e figli conseguono a una posizione sociale acquisita e sufficiente, cosa che grazie alle nuove leggi in materia di diritto di lavoro e alle nuove forme di contratto viene progressivamente negata.
O perché di questo i cari signori in tonaca non ne parlano mai?
Triste dubbio del venerdì sera.