15 novembre, 2005

Quale sicurezza?

Ci raccontano che il nostro è uno Stato sicuro. Ci dicono che ci sono i numeri per le emergenze e che qualcuno correrà in nostro aiuto. Ci invitano a prevenire, denunciando e segnalando, in modo che le forze dell'ordine possano intervenire prima che avvenga l'irreparabile.
Poi succede che arriva il giorno in cui hai bisogno di sentirti sicuro. Il giorno che uno sconosciuto, un pazzo, un familiare ti minaccia; fisicamente o psicologicamente. Ed ecco che la campagna comunicazionale si inverte. Ti invitano a riflettere, a non denunciare, a cercare l'accordo. Tu sai che un dialogo non è più possibile, ma loro insistono e temporeggiano e ti lasciano lì, solo e impaurito.
Esempi tanti, alcuni clamorosi. Una donna pestata a sangue in una notte di festa. Dopo pochi giorni avrebbe dovuto testimoniare ad un processo nel quale era imputato il suo convivente. Lui ogni tanto la picchiava e lei lo aveva denunciato. Lei ne ha prese così tante che è entrata in coma e si è risvegliata solo dopo cinque lunghissimi anni. Un tempo interminabile, durante il quale forse ha avuto incubi, visioni, nuovi acuti dolori fisici di memoria appuntita. Si è risvegliata e, tramite monosillabi zoppicanti, ha indicato nel convivente il suo selvaggio aggressore.
Lei lo aveva già detto nella prima vita che era in pericolo; perchè il sistema del noi non possiamo, non è in nostro potere, non cessa definitivamente e le leggi invece che per far lavorare scaltri avvocati vengono pensate per il bene e la protezione del singolo?
Ah, dimenticavo. Non è che un reato del genere con l'eventuale approvazione della "ex Cirielli" andrebbe prescritto!? Chi mi sa rispondere?