Una certa parte della spesa dei comuni italiani più grandi, quelli che ricevono più soldi dallo stato e che ne spendono ovviamente di più, sembra sia destinata a consulenze. I beneficiari di queste somme, anche importanti, a volte sono personaggi discutibili; pare che le loro competenze si limitino ad aver militato nel partito di maggioranza di quel comune o ad aver partecipato a passati governi. Non sono nemmeno chiare le motivazioni di tali cospicui emolumenti, centinaia di milioni (di lire sic). E' noto che il governo, scandalizzato da questi atteggiamenti, abbia provveduto tagliando i flussi di danaro pubblico verso gli enti locali (ma lo stesso fenomeno è stato registrato proprio per Palazzo Chigi). E' altrettanto noto che questi comuni, cappello in mano, abbiano reso noto punto per punto e lira per lira dove andranno a risparmiare questi soldini: ore di illuminazione pubblica, kilometri di pulmino e così via. Nessuno ha parlato di riconsiderare il peso del costo dell'assistenza alle decisioni, le consulenze, troppo spesso e sempre più spesso sovradimensionate e destinate a singoli privati cittadini i quali altri clienti non avrebbero che questi stessi pubblici amministratori.