Doveva succedere. Era nell'aria.
Il difficile era prevedere che questo impulso reazionario partisse dall'Oceania; o forse è meglio dire che a noi provinciali, in senso culturale e mentale, lo sforzo interpretativo di quanto accade a migliaia di chilometri di distanza da noi appare superfluo.
Sia come sia, una nazione-continente come l'Australia, con tutte le proprie controversie ed ambiguità sociali e democratiche, stupisce quando propone cambiamenti epocali a dir poco inattesi.
Nel caso specifico si parla del mondo del lavoro e quindi di decisioni che, a catena, investono la famiglia, il benessere psichico, il benessere economico.
Abituati ad un'idea storica di reazionario, facciamo fatica a capire che oggi la vera reazione non è contro il progresso e lo sviluppo; bensì l'Era Reazionaria che stiamo vivendo sposa ad occhi chiusi l'avanzamento economico a tutti i costi. Si contano i punti percentuali di crescita e in nome di essi si adoperano sistemi legislativi e sociali che alienano il progresso delle menti individuali e delle libertà collettive.
Quanto tempo passerà ancora prima di essere obbligati a versare uno stipendio anticipato per poter cominciare a lavorare? Non ho la risposta a questa domanda e nemmeno ce l'hanno i cittadini australiani che però sanno che nella loro legislazione di fattori "curiosi" già ce ne sono.
Votare in Australia è obbligatorio per legge.